sabato 4 giugno 2016

Dorsoduro; dall'Accademia alla Punta della Dogana

Dorsoduro è uno dei più grandi sestieri di Venezia ed anche uno dei più vari. Da campo Santa Margherita dove fervono le attività commerciali e la movida veneziana, alle più tranquille Fondamenta Briati o San Nicolò dei Mendicoli il contrasto è davvero forte.
Percorrendo le calli, sembra quasi di essere in un'altra città, più quieta e popolare: gli edifici si fanno meno lussuosi ma più ricchi di colori e di piccole storie raccontate in una serie di frammenti architettonici.

Mentre dirigendoci a sud si aprono le ampie Fondamenta delle Zattere che offrono ai visitatori una delle più belle passeggiate cittadine con vista sulla Giudecca e su San Marco (da Punta della Dogana) e i Palazzi che si affacciano sul Canal Grande pieni di Storia e di storie interessanti.

Scendiamo con il vaporetto davanti al grande ponte di legno dal quale si gode una bellissima vista.  Davanti c'è la Scuola della Carità, la più antica di Venezia, oggi sede delle Gallerie dell' Accademia.  Per quanto riguarda l'arte in generale, è interessante notare come a Venezia la poesia sia fiorita solo con la decadenza, dopo il '700.  A Venezia c'è sempre stato il dominio delle arti figurative, dell'immagine, dell'architettura, del colore, della luce che domina il paesaggio e avvolge tutto in una visione panteistica della realtà.

Lasciata la Galleria, prendiamo a destra e poi ancora a destra fino alla seconda calle a sinistra che attraversiamo. Alla nostra destra si apre la Piscina Venier (La piscina è un elemento caratteristico dell'urbanistica veneziana. Il termine indica una strada ricavata in seguito a interventi di interramento di una zona paludosa) detta di S. Agnese dove, difronte alla fontana, si trova una casa con una Madonna sulla facciata che ci ricorda come in questo posto ebbe inizio la famosa epidemia di peste del 1630.

Ritorniamo sui nostri passi e procediamo verso le Fondamente Venier e il ponte S. Cristoforo, proprio alle spalle del magnifico palazzo Ca' Dario che, con la sua facciata di marmi policromi è uno dei più suggestivi di tutto il Canal Grande.
Il Campiello Barbaro che ci troviamo davanti è veramente incantevole, con "el marangon de soase" (corniciaio) all'angolo sembra davvero un quadro perfetto. Impossibile non fermarsi a godere la pace di questa graziosa oasi alberata.

Proseguiamo attraverso il sottoportico dell'Abbazia e al ponte omonimo, fino a giungere davanti al grandioso tempio di Baldassare Longhena dedicato alla Madonna della Salute. Qui, anticamente, sorgeva un monastero ed una chiesa che furono donati dalla Serenissima all'Ordine dei Cavalieri Teutonici nel 1256 per l'aiuto ricevuto da questi contro i genovesi.

Nel 1630, in seguito ad un voto del Senato secondo cui se S. Maria liberava la città dal flagello della peste si sarebbe edificato un grandioso tempio a lei dedicato, nel 1631, debellata l'epidemia, si cominciò a costruire il tempio che oggi vediamo. Ora sappiamo, dopo numerosi studi che il Longhena volle cifrare con la numerologia insita nelle misure di questa grandiosa costruzione un messaggio preciso: la Chiesa sorgeva come ringraziamento per la fine della peste e doveva nascere su fondamenta ecumeniche perché tale era la condizione dell'uomo davanti ai tragici fatti della pestilenza che aveva colpito Venezia.

Ai fianchi della scalinata se si osserva attentamente sporgendoci dalla scalinata, dall'acqua emergono due angeli e guardando tutto l'insieme dal basso (ad esempio dal vaporetto) si ha una immagine molto coinvolgente. Sembra quasi che i due angeli abbiano sorretto il tempio portandolo dal cielo sull'acqua.

Lasciamo alla nostra destra la Chiesa di S. Maria della Salute e continuiamo per le Fondamenta, dove, dal '400, aveva sede la dogana della Seenissima; quì si scaricavano le merci arrivate dal mare da paesi lontani e si pagavano i dazi.

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