sabato 16 novembre 2024

La montagna e la dolce melanconia dell'autunno

La neve e le conseguenti brine, hanno reso ancora più vividi i colori dell'erba e rinsecchito gli ultimi fiori rimasti lassù nelle Terre Alte, dove sono salito per incontrare ricordi e memorie che mai hanno lasciato il mio cuore.
E' il momento magico delle Terre Alte, dei silenziosi pascoli d'alta quota, delle albe nebbiose, dei colori esaltati delle praterie in tante tonalità che a tratti la luce radente del mattino rende evidenti nei prati e nelle radure del sottobosco che si prepare al riposo invernale.


Gli aghi dei larici hanno preso la luce dell'ambra e la brezza del mattino le stacca dai rami, adagiandole al suolo. I sorbi dalle rosse e lucenti bacche sono irresistibile richiamo alle cesene e ai tordi. I prati attorno alle malghe si sono adornati degli ultimi fior che con la prima neve, mentre appassiscono, regalano ancora colori tenui ai prati oramai ingialliti. Qualche angolo delle praterie ci regala ancora gli ultimi colori rubati alla tavolozza di un pittore impressionista. 



Tra i possibili modi di camminare in montagna, questo di fine autunno ti fa intensamente partecipare ad un mondo che senti esclusivamente tuo e che ti aiuta a capire anche l'ultima stagione della tua vita.

Al mattino gli stagni degli abbeveratoi sono velati dal ghiaccio e nelle zone a nord i prati sono coperti da una brina così consistente che assomiglia a neve.
Nel bosco gli ultimi funghi sono i cortinari e le nebularis, mentre nei prati, qualche raro porcino cresciuto con l'ultima lunazione d'autunno è golosamente ricercato, oltre che da noi anche dalle arvicole e dagli scoiattoli.

 Il sottobosco emana odori di legni marciscenti, di muschio, di funghi e di bacche appassite.

 


Così una dolce malinconia mi prende, la melanconia dell'autunno. 

Così, sotto un vecchio larice, cerco anch'io un luogo dove sedermi per ricordare e meditare sulle stagioni passate della mia vita e sull'esistenza che corre via con i ricordi che diventano preghiera di ringraziamento per la vita che ho avuto e per i doni che la montagna mi ha regalato.*

* M.R. Stern



 

 

domenica 16 ottobre 2022

Montagna; foliage al Passo

 “ora mi sembra di non poter essere felice che sulle montagne
e di non desiderare che quelle
”.
Dino Buzzati



Sembra di sentire, nelle parole di Buzzati, l’eco dell’eterna nostalgia di un luogo “altro”, diverso, più elevato, quasi il simbolo materiale del sottrarsi per un momento al mondo e alle cose terrene.
La ricerca, appunto, del proprio “luogo dell’anima”, dello spirito, l’unico luogo dove è ancora possibile, davvero, “essere felici” con se stessi.
Così la montagna, luogo dell'anima, diviene lo specchio della nostra interiorità. 


Di che colore è il foliage al Passo Giau?
Si può cercare un aggettivo esatto per definire quella tinta così diversa da tutte le altre, che a me ogni volta che ci faccio ritorno e la rivedo, provoca una improvvisa emozione, risollevando ricordi struggenti.  No, un aggettivo preciso non esiste. Più che di un colore preciso, si tratta di una sfumatura di colore dell'anima.


Dobbiamo aspettare quando viene il tardo pomeriggio, quando la gente frettolosa riparte con la frenesia di altri lidi, di altre mete. Solo allora il Passo comincia a tirar fuori colori straordinari con quelle tinte che nessuno è mai riuscito a dire bene e tanto meno io. E parlare di rosa, di enrosadira, di porpora, di trasparenze  di polvere antica non serve a niente.
Penso proprio sia impossibile esprimere il senso di quei colori, di quella espressione, di quel paesaggio che si contempla nell'anima che il Passo riesce ad esprimere più di ogni altro luogo di montagna.



Così con il passare degli anni ho scoperto che non tutte le montagne accendono in noi la stessa beatitudine come diceva D. Buzzatti.
Ognuno di noi ha una quota prediletta in montagna.
Una geografia dell'anima che si unisce ai ricordi per formare un paesaggio interiore che somiglia a noi stessi e dove ci si sente a casa..
La mia è il Passo Giau.

sabato 27 agosto 2022

AMANDOTI

Amarti m'affatica, mi svuota dentroQualcosa che assomiglia a ridere nel piantoAmarti m'affatica, mi dà malinconiaChe vuoi farci, è la vitaÈ la vita, la mia
 
Amami ancora, fallo dolcementeUn anno, un mese, un'ora, perdutamenteAmami ancora, fallo dolcementeSolo per un'ora, perdutamente
 
Amarti mi consola, le notti biancheQualcosa che riempie vecchie storie fumantiAmarti mi consola, mi dà allegriaChe vuoi farci, è la vitaÈ la vita, la mia
 
Amami ancora, fallo dolcementeSolo per un'ora, perdutamente(Amandoti, la vita la mia)
 
Amami ancora, fallo dolcementeUn anno, un mese, un'ora, perdutamenteAmami ancora, fallo dolcementeSolo per un'ora, perdutamente
 
Amami ancora, fallo dolcementeSolo per un'ora, che sia per sempre
 Amandoti, è la vita la miaAmandoti, è la vita la mia
 
Fonte: Musixmatch
Compositori: Giovanni Lindo Ferretti / Massimo Zamboni


 

sabato 25 giugno 2022

I Porcini raccolta, precauzioni, come pulirli, come mangiarli

Il genere dei funghi Boletus è diviso in sezioni, prevalentemente in base al colore dei pori. Solo i boleti della sezione Edules possono definirsi “Porcini”, cioè quelli compresi nella sezione di boleti a pori bianchi. Tuttavia, alcuni micologi tendono a comprendere nella classificazione di Porcini un gruppo di funghi Boletus più folto composto da una dozzina di specie diverse appartenenti ad altre sezioni.

Saperli distinguere consente di apprezzare e scegliere i migliori o quelli che maggiormente incontrano il gusto personale o l’uso gastronomico ideale. 

 
Carnosi, morbidi e dotati di un inconfondibile sapore, i porcini sono considerati a ragione l’eccellenza dei funghi. Ideali per essere consumati crudi, affettati e uniti a insalate di vario genere, sono perfetti anche come condimento per minestre ma soprattutto per risotti. Si accompagnano perfettamente a molti piatti sia di carne che di pesce. Protagonisti di molte ricette autunnali, questi funghi crescono prevalentemente nel sottobosco e la loro raccolta offre un’ottima occasione per una passeggiata a contatto con la natura. 

I porcini rappresentano l’emblema del fungo spontaneo, che si sviluppa in simbiosi con alberi di alto fusto, da cui trae le sostanze nutritive necessarie. Per questo vengono classificati come simbionti. Per consumarli correttamente però è necessario sapere come pulirli. 

 Una volta scelti gli esemplari ancora giovani, sodi e con i tubuli ancora bianchi, la prima operazione da fare per pulire i porcini è quella di rimuovere con un coltellino ben affilato i residui di terriccio nella parte inferiore del gambo, per poi con uno spazzolino eliminare completamente ogni residuo presente nel gambo ma anche nella testa. 


Una volta fatto, procedete a riempire una terrina con acqua, poi aggiungete il bicarbonato (un cucchiaio di bicarbonato è sufficiente per un litro d’acqua). A questo punto immergete un foglio di carta cucina per ogni porcino che avete pulito nella terrina dove avete in precedenza sciolto il bicarbonato in acqua. Strizzate leggermente un foglio di carta e avvolgetevi un porcino. Fate la stessa operazione per ogni porcino che avete pulito. Lasciate a contatto per un paio di minuti, poi togliete i porcini dalla carta cucina impregnata di bicarbonato e asciugateli con un panno carta asciutto.

Ora i vostri porcini sono pronti per essere affettati e utilizzati nelle vostre ricette sia crudi che cotti. La tossicità dei funghi non è (ancora) ben definita, soprattutto quando parliamo di porcini. Per questo la micotossicologia è una scienza in evoluzione (l’esempio di Gyromitra esculenta, dove esculenta in latino “commestibile” mentre oggi è considerato tossico, è caratteristico). Per quanto riguarda i porcini fino a poco tempo fa si credeva che uno zucchero composto presente nei porcini (Trealosio) fosse responsabile della sindrome da intolleranza che in qualche caso portava alcune persone che mangiavano porcini a rivolgersi al Pronto Soccorso. 

Ora sappiamo che il trealosio è un "dissacaride contenuto in molti funghi simbionti non solo nel genere Boletus che difficilmente si scompone in cottura perché resistente alle alte temperature."

 Quindi la causa delle intossicazioni non risiede nella scelta di mangiare i porcini crudi piuttosto che cotti ma nella risposta individuale del proprio corpo ad un alimento complesso come lo è il porcino.

In termini più rigorosi, si può dire che non è ancora completamente noto il metabolismo dei porcini. Per queste ragioni, non è ben chiara la differenza tra “intossicazioni” vere e proprie e “intolleranze alimentari”. Sappiamo però che i porcini crudi provocano con maggior frequenza intolleranze, ma qui lo studio e la casistica sono complessi, soprattutto per la forte differenza delle risposte individuali.

 

Un’altra questione ancora aperta riguarda la membrana cellulare dei funghi costituita da chitina (la stessa molecola che costituisce l’esoscheletro dei granchi). Questa sostanza è molto impegnativa da digerire soprattutto quando gli enzimi deputati alla demolizione non sono presenti in quantità adeguata, come succede per la Trealasi l'enzima deputato alla scomposizione del Trealosio, che alcune persone sembrano non avere o avere in quantità insufficiente.

martedì 19 aprile 2022

Passo Giaù e il tempo svanito



 Il tempo ha oramai reso leggero e lieve, come questa neve, il giorno dello strappo, del tempo speso nel momento in cui te ne sei andata.

Ora la mia vita trascorre in una direzione obbligata che esclude l’incontro e la possibilità, aprendosi solo al silenzio e alla solitudine.


E tante volte mi sono chiesto se le mie parole tu abbia mai saputo,o voluto, veramente leggerle.

Le tue le ho aspettate tanto da quando lamentasti la mia indifferenza e il mio sbadato alibi del tempo che non c’era.




Le poche e straordinarie che avevo le ho portate nello zaino sempre con me, ripiegate con cura tra le pagine di un libro che non ho mai disperato di poter riempire di tempo e di profumi lasciati a metà.
Ed era un bel camminare oggi sulla neve con quelle poche parole stipate nel cuore gonfio del privilegio di averle ricevute.




Senza riuscire a restituirle al loro tempo, come sarebbe piaciuto a me.

Ed è un ritorno a casa di malinconica dolcezza, quello che oggi mi porta via da queste seducenti montagne con poche nuvole che si allontanano all'orizzonte, ogni volta per sempre.
E oggi, come ieri, c’era tanta neve per non desiderare di partire, ma troppa per poter proseguire.

venerdì 18 febbraio 2022

I rewind the past Like a dream

Stasera, nel tepore del letto, vado con questi ricordi dentro un tempo che lentamente diventa sempre più lontano.
Ascolto, ancor prima del crepuscolo, cercando di capire quale sarà il tempo domani.
Se il cielo fosse limpido aprendo gli occhi vedrei nel cielo la luna, tondeggiare tra le stelle, e affacciarsi alla finestra della mia camera.

Resto in ascolto tra i ricordi e le lacrime.

Ma sento i rumori delle auto che passano ovattati
ne odo quello dell’autocorriera che trasporta i primi studenti a scuola,
non vedo neppure le stelle.
Allora capisco che è così perché sta nevicando.

E sotto questa neve,
nei sentieri delle terre alte dove il mio pensiero mi porta,
tra i boschi e gli abeti già carichi di una bianca coltre,
nei tramonti invernali malinconici e pieni delle ombre della sera,
non c'è momento in cui non senta con malinconica tenerezza il respiro della vostra anima e la dolcezza dei ricordi che ancora vivono in me.


Ve ne siete andati tutti e due in una fredda giornata d'inverno.
Nel cuore ancora il brusio delle ultime parole,
siete scivolati via in silenzio.
Quel silenzio che
la malattia vi aveva imposto, obbligato e costretto.
Quel silenzio che ora custodisco nel mio cuore,
racchiuso nelle lacrime di ieri come di oggi.


E stasera le lacrime mi riportano ricordi e fotografie che a fatica riempiono la distanza del tempo trascorso da quando te ne sei andato.

Fotografie di cui io ne possiedo e ricordo solo una minima parte.

Ma questa tra le altre di noi due, mi sembra da sempre quella più vera.

Eri lì accanto a me come lo sei ancora adesso,
con il capo leggermente reclinato
e la mano sulla spalla
a proteggere l'oggetto del tuo amore.

E mi riaddormento sicuro che mi sei ancora accanto.


venerdì 27 agosto 2021

Se c'era una cosa che adoravo...

 


Se c'era una cosa che adoravo mentre camminavo con te al mio fianco

era il sapersi leggere reciproco tra le tracce di un sentiero.

Senza bisogno di parole aggiunte.

Il saper comprendere i desideri espressi, 

ma anche i silenzi,

e il percepirli entrambi come attenzione all'altro gratuita e libera .

Mi piaceva rivederti nei pensieri e nei colori delle foto,

nei piccoli gesti che riempivano le nostre uscite in montagna

 e poi trovarne altri nelle notti blu.



ho adorato i profumi dell'erba umida dei prati di montagna

e i sapori condivisi delle malghe in cui ci fermavamo a mangiare.


Ogni proposta era una partenza alla volta di luoghi

che sapevo mi sarebbero poi appartenuti per sempre

e in cui oggi mi sentirei in grado di orientarmi, 

e finalmente partire senza i pesi e le paure di un passato ingombrante, 

senza i "forse" e i "ma" del mio incedere sempre incerto.

 


Ascolto in silenzio la musica evocata dalle immagini 

che i ricordi mi suggeriscono e

sono nuovamente lì con te, 

dov'erano le parole e gli occhi,

e non c'è nulla di complicato o ambiguo in questo,

null'altro che non sia un ricordo, un paesaggio dell'anima.

Quello che oggi la mia mente mi rimanda è che sono stato bene con te. 

Ora ne ho una nostalgia infinita.

venerdì 23 luglio 2021

Val Badia: La Villa - Col Plo Alt

Spettacolare escursione all’interno del Parco Naturale Puez-Odle in Alta Badia, tra boschi e praterie ricche di stelle alpine, in uno scenario naturale da favola con vista sulle cime del gruppo di Fanes e i ghiacciai della Marmolada. Si sale in seggiovia da La Villa, che in un attimo ci porta a 1.780 metri di quota. Da lì, attraverso boschi di abete rosso e larici, si arriva al Rifugio Gardenacia, dove iniziano i prati alpini.

L’escursione in questo tratto che ci porta dalla stazione a monte della seggiovia al rifugio è mediamente impegnativa dove tratti scalinati con notevole pendenza si alternano ad altri ripidi
Il sentiero è comunque protetto da  staccionate in legno.
Altri brevi tratti sono attrezzati con cavi d’acciaio, ma comunque non risulta mai eccessivamente esposto.

Una volta giunti al rifugio, dove al ritorno è d'obbligo una sosta per assaggiare piatti della tradizione elaborati quel tanto da renderli ancora più accativanti, si prosegue sul sentiero 1A che porta sull'altopiano.
Si prosegue ancora con leggeri strappi fino ad arrivare al bivio con il sentiero 1.
Al bivio si continua sul segnavia 1A (il nr 1 si stacca sulla sinistra e porta all'altopiano del Puez e all'omonimo rifugio).


Il sentiero ora sale dolcemente, tra rari pini mughi e stelle alpine, ai piedi di maestose pareti rocciose sulle quali è possibile incontrare camosci e marmotte, sino ad arrivare al Col Plӧ Alt (2.331 metri), con panorama mozzafiato sulla val Badia e sugli anfiteatri rocciosi naturali di Pre Janin.




Il ritorno avviene per la stessa via dell'andata almeno fino al rifugio della Gardenacia dove è obbligo una sosta che soddisfi il palato ma anche la vista e lo spirito. Dal rifugio possiamo scegliere di ritornare alla stazione a valle della seggiovia dove abbiamo l'auto seguendo il sentiero n. 11 forse più impegnativo ed esposto del n. 5 che abbiamo seguito all'andata.



* Partenza: La Villa seggiovia-stazione a monte (1.750 mt)
* Arrivo: Rif. Gardenaccia (2.050 mt) - Col Plo Alt (2.330 mt)
* Durata ore 5
* Distanza 9,5 km
* Dislivello m 600