sabato 2 ottobre 2010

Non c'è castagna senza spine

Siamo in autunno e i nostri monti hanno paesaggi sovrastati dai primi toni caldi dei colori che la vegetazione mutevole presenta e di cui il castagno ne è pieno protagonista.
Cadono, ai suoi piedi, ricci che stanno prendendo il marrone dell’autunno e lasciano intravedere stupendi frutti, brillanti, turgidi, che, saltati in una padella forata saranno compagni di un buon bicchiere di vino nuovo, e riempiranno di profumo le contrade e i borghi delle nostre colline.

Per me ottobre e con esso l'autunno ha sempre rappresentato un mese carico di eventi e ricordi speciali.  Oltre ad essere il mese in cui si iniziava nuovamente la scuola era il periodo in cui i primi ricci cominciavano a schiudersi per lasciar ruzzolare lungo i pendii i loro frutti, tanto saporiti quanto umili: le castagne.
E allora nelle prime giornate soleggiate di ottobre,  dopo la scuola, si correva tutti nel bosco per la raccolta dei "maroni".

Ma, come per la vendemmia, anche la raccolta delle castagne era un momento altrettanto gioioso e rocambolesco, e non solamente perché arrampicarsi sui castagni non era per nulla facile e liberare le castagne dal riccio spinoso richiedeva una certa cautela.

Infatti non erano solamente i proprietari dei fondi con tutta la loro famiglia ad andare a raccogliere le castagne, ma anche tutti noi ragazzi che non resistevano alla tentazione di  raccogliere e poi cucinare le caldarroste,  affollando così i boschi alla ricerca delle piante che producevano i frutti più grossi e più saporiti.

Il problema era che la maggior parte delle volte, quella che doveva essere la ricerca delle castagne dimenticate a terra, diveniva invece una vera e propria raccolta che anticipava sul tempo i proprietari dei migliori "maronari" ove la battitura non aveva ancora avuto luogo.
Alle volte però servivano a poco i vari stratagemmi che noi, raccoglitori abusivi, escogitavano per farla franca e scappare con il maltolto.
E allora, quando non riuscivamo a scappare in tempo e venivamo raggiunti dai burberi contadini, nasceva un diverbio che sfociava spesso in parolacce e urla e qualche volta terminava anche a "schiopettate"!

1 commento:

Anonimo ha detto...

Oh Mario!

hai rivelato una simpatica parte di te sconosciuta, un bambino ribelle e
trasgressivo..... che si diverte!

...E dovevi pure correre veloce per non prendere le schioppettate!

Ciaooo

Maria