sabato 11 giugno 2011

Itinerari in bicicletta: A Jesolo per le porte del Cavallino

 * Porte del Cavallino di Sandro Mion

Partiti sempre dalla Chiesa del Cavallino, ci dirigiamo questa volta verso est costeggiando lungo la nuova ciclabile, l'argine sinistro del canale Casson fino ad arrivare alle Porte del Cavallino così denominate dal 1632.
Queste, come le altre porte e chiuse che si incontrano lungo i fiumi in prossimità delle loro foci lagunari, realizzate dalla Serenissima, impediscono al flusso delle acque dolci di riversarsi nella laguna alterando la composizione delle acque salmastre e consentendo la diffusione della canna palustre, evitando in questo modo problemi d'impaludamento.
* Il Sile alle porte del Cavallino di Armando De Bortol

L' entità di questo passaggio, pochi piedi (per usare l'unità di misura in vigore ai tempi della Serenissima) di larghezza e di profondità d'acqua, non lascia certo spazio perché l'immaginazione tenti di ricomporre un affresco nel quale sia illustrato il lento susseguirsi del transito di barche in entrata nella Laguna.
*   Canale del Cavallino di A. De Bortol

Solo uno sguardo più attento alla facciata dell'edificio prospiciente e una lettura della lapide ivi murata, che recava scolpiti il leone marciano e gli stemmi dei nobili veneziani che provvidero alla sua messa a dimora, potrebbe indurre a supporre l'esistenza di  più storie che per teatro ebbero questo angolo della Laguna.
Porte del Cavallino di A. De Bortol

Per molti queste porte rappresentarono, durante il periodo della Serenissima, un luogo di lavoro o di transito sulla rotta che portava le zattere cariche di legname che arrivavano dal Cadore in laguna dopo avventurosa navigazione nel Piave, dove sorgevano edifici che, da soli, delimitavano un intero universo, come un oratorio, un ufficio per i dazi, un'osteria: la presenza, materialmente tangibile, della chiesa, dello stato, della Serenissima Repubblica.

Attraverso questa pittoresca e immaginaria borgata si pedala infatti intorno all'edificio della vecchia Dogana, risalente al 1632, ora trasformato in un hotel ristorante per poi superare, bicicletta a mano, attraverso una passerella in metallo applicata alla saracinesca, le porte e raggiungere l'argine destro del Sile in territorio di Jesolo.

Il terrapieno serviva inoltre da margine di conterminazione lagunare, confine cioè tra la laguna e la terraferma ed era sottoposto a rigidi controlli da parte della Serenissima che aveva posto dei cippi in pietra viva per segnalarne la disponibilità.

Inizia ora il lungo tratto sterrato di Via Cristo Re con fondo ghiaioso ma compatto. La strada argine che in dieci chilometri ci porterà in centro a Jesolo era l'antica restera lungo la quale i cavalli trainavano i barconi o le zattere in risalita del fiume In questo tratto il paesaggio è di rara bellezza: sulla nostra destra ci accompagna una barriera di vegetazione palustre che ogni tanto si apre, come una finestra, sul tranquillo corso del Sile-Piave vecchia, mentre sulla sinistra si snoda fino alla laguna una serie di campi coltivati che ci porterebbero fino a Lio Maggiore.

Ma ora sono i campi della "DragoJesolo spa" protetti da una selva di cartelli di divieti di transito in quanto azienda faunistico venatoria. E' facile immaginare come i Magistrati alle acque della Serenissima Repubblica si rivolterebbero nella tomba se vedessero questo scempio. Loro non lo avrebbero mai permesso dal momento che nel 1658 scrivevano:

"che alcuno chi si voglia non debba lungo i fiumi, arzeri, acque pubbliche impedire a qual sia persona l'uso antico e libero del passaggio come passar con carri, animali, cavalli e pedoni in conformità di quello ricerca il dovere, la convenienza e il pubblico servitio."


Ma si sa quello della Serenissima "Res pubblica" era ben diverso da quello della odierna "Res pubblica".

Partenza: hotel Righetto - Cavallino
Arrivo: Jesolo paese
Distanza: 10 km
Tipo: ciclopedonale
Fondo: pavimentato, sterrato, asfalto
Difficoltà: facile

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Molto bello e interessante anche questo itinerario attraverso le porte del Cavallino.

Mi hai fatto scoprire un aspetto della laguna veramente a me sconosciuto e ricco di storia.

Laguna, argini, borghi antichi, vegetazione palustre, ogni angolo riesce a toccare le nostre corde romantiche che questa terra, in modo particolare, e' in grado di evocare.


... peccato per quella "gabbia" di azienda faunistica venatoria....

A presto

Maria

mario ha detto...

@Maria: è proprio un peccato perché, prima che chiudessero tutte quelle valli l'escursione prevedeva l'arrivo a Lio Maggiore che è la valle più a nord della laguna e che ora è zona protetta.
proprio un vero peccato e per una volta devo darti ragione, ma mi sembra di averlo anche scritto.

mario ha detto...

....Mi accorgo sempre di più che questo tipo di proprietà privata (zone di montagna o di mare recintate e con divieto di transito o passaggio pedonale) mi irrita fino a desiderare la sua "abolizione"

Nidia ha detto...

Mi riaffaccio dopo un bel po' in questo gradevolissimo blog. Io, veneta, mi sono sempre riproposta di fare in bicicletta qualcuno di questi itinerari in laguna. Potresti per favore indicare la lunghezza/durata, grazie. Che tu sappia, c'è qualcuno che organizza questi giri e ci si può aggregare?
Grazie e complimenti!

mario ha detto...

@ Nidia
Ti ho aggiunto nel post i dati che mi hai chiesto. So per certo che l'hotel Righetto può darti tutte le info di cui hai bisogno ed ha nel suo carnet delle buone offerte per gruppi di ciclisti che soggiornano presso l'hotel stesso.
Ma non so dirti se c'è nello specifico qualcuno che organizzi questi giri.
Forse per settembre, o al massimo per il prossimo anno (sempre in questo periodo) mi è stato proposto di organizzare qualche escursione di quelle che ho pubblicato nel blog in questi anni.
Ci sto pensando seriamente e.....

mario ha detto...

@ Nidia
cercando ho trovato questo
http://www.turismovenezia.it/upload/17/images/PDF/Pendolino2010.pdf