C’era una volta la neve.
Era la gioia di noi bambini, incantati da quei fiocchi lievi.
Era la garanzia per i contadini che l’annata sarebbe stata buona: «Sotto la neve pane», si diceva pensando al grano.
E poi faceva bene un po’ a tutti perché risvegliava vecchi ricordi e metteva un pizzico di poesia nella vita di ogni giorno.
Oggi, al contrario, viviamo l'arrivo della neve con ansia e paura. Così ogni situazione nuova che deragli dai binari della ripetitività e della corsa quotidiana diventa fonte di angoscia.
Succede per il caldo, come se fosse ogni anno una novità e succede per la neve. Per carità, il gelo e le nevicate che si stanno abbattendo in questi giorni sull’Italia non sono cose da nulla. Ma questo nel nostro passato è accaduto altre volte, anche in anni lontani, come ci ricordano i meteorologi.
La differenza è che oggi le nevicate, come tutto il resto, sono vissute con paura. La nostra abitudine alla sicurezza è diventata così radicata che qualunque imprevisto provoca terrore e angoscia. La colpa è sicuramente dei media che instillano in ciascuno di noi, o almeno provano a farlo, il terrore della natura, e delle sue manifestazioni. Siamo sempre più affondati in una vita artificiale, viziati, iperprotetti, fragili, lamentosi. Nell'era dei suv ci siamo scoperti nudi di fronte alla natura, indifesi e persi. La verità è che ogni volta che un evento ci riporta con i piedi per terra mettendo a nudo le nostre fragilità, andiamo in crisi.
In questo momento e per qualche giorno ancora il ruolo di signora della paura sarà impersonato dalla neve, come fino a qualche giorno fa era lo spread e come forse tra un po’ lo diventerà il pensiero che il gas non basti più a riscaldare le nostre comode case. Nel frattempo ci siamo giocati uno degli ultimi spicchi di poesia rimasti nella nostra vita fatta di calcoli, di continui affanni e di corse contro un tempo sempre più veloce di noi.
All'improvviso mi è tornato alla mente un fatto di molti anni fa quando mentre stavo alla finestra a guardare la neve che dal mattino stava scendendo copiosa a ricoprire ogni cosa, mi si avvicinò il nonno e, poggiando una mano sulla mia spalla disse: "La neve arriva quando la terra ne ha bisogno; le serve per coprirsi dal duro inverno e poter dormire tranquilla. Così in primavera potrà risvegliarsi più forte e sorridente di prima."
Quella notte sognai di addormentarmi anch'io in un abbraccio e di risvegliarmi con un sorriso.
* i dipinti sono tutti di Monet:
1)Veduta di Argenteuil con la neve
2) Strada sotto la neve
3) La gazza
4) Covoni con effetto neve
2 commenti:
Mario, concordo in pieno!
A parte i "veri" disagi delle popolazioni completamente isolate e delle persone che necessitano di cure, tutti abbiamo la pretesa che nulla cambi nella nostra vita, neve o non neve tutto deve essere immediatamente sgombro e ogni luogo facilmete raggiungibile.
Non ci fermiamo mai a guardare con altri occhi, ad ascoltare con altre orecchie... o semplicemente a rallentare il nostro ritmo, tutto deve essere sempre veloce, come cliccare col mouse e cambiare schermata.
Viva la neve!
Maria
..a causa della neve mi sono persa una giornata in compagnia..
Aly
ps: ottima scelta dei quadri, Monet.. my favorite!
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