Il paesaggio che osserviamo mentre saliamo lungo la valle per portarci al Passo della Portela è molto diverso da quello del 30 giugno. Ora il bianco candido delle lingue di neve che scendevano copiose dai canaloni dell'Hoabonti e del Cola sono svanite lasciando il posto al verde intenso dell'erbapascolata da greggi di pecore e capre.
Giunti al Passo della Portela, ci concediamo una breve pausa per osservare il magnifico panorama della sottostante Val Cava che sale dalla Valle dei Mocheni, mentre in lontananza il Ruioch si presenta ancora coperto da alcuni cumuli di nubi che non fanno sperare nulla di buono per il proseguo della nostra avventura.
Riprendiamo il cammino seguendo per il tratto iniziale il segnavia cai n. 325 per la Forcella del Lago. Arrivati al bivio dove il sentiero ha una parte attrezzata con un cordino ed un piccolo ponte in legno dove il 30 giugno ci eravamo fermati ed avevamo desistito dal proseguire, abbiamo abbandonato il segnavia 325 per una impegnativa ma abbastanza breve salita, tra gli sfasciumi di una pietraia.
Seguiamo la traccia molto evidente che segna il cammino lungo la dorsale ovest dell’Hoabonti, più affusolata ondulata e tormentata di quella dolce del Gronlait, il cui sentiero di salita ora ci appare evidente alle nostre spalle.
Come pure in evidenza appare, lungo la parete nord del Gronlait, il sentiero cai n. 371 che sale dalla Val Cava.
Arrivati in quota seguiamo la traccia di sentiero che a poca distanza dal crinale, con qualche passaggio abbastanza esposto, in prevalente direzione est, ci porta al punto più elevato della ondulata dorsale. Il panorama è molto ampio spaziando dal Gruppo di Brenta, alla lughissima Catena del Lagorai, avendo esattamente sotto di noi il più grande dei Sette Laghi sovrastati dal Monte del Lago e dalla forcella omonima.
Dopo una breve pausa che ci permette, pur con un tempo non perfettamente limpido, di ammirare e gustarci un panorama a 360° straordinario.
Proseguiamo ora su labile traccia in direzione est nord-est aggirando alcuni dossi .
Il sentiero corre vicino alla cresta settentrionale che sovrasta, con pareti di roccia imponenti, l’Alpe dei Sette Lagh.
Una breve salita e raggiungiamo la parte sommitale del Monte cola, dove è posizionata una bella croce in ferro. Purtroppo, come avevamo sospettato le nubi ci hanno completamente avvolti e non ci danno la possibilità di godere della vista, che si avrebbe in una giornata limpida, fino alle Pale di San Martino, passando per Cima d'Asta e il gruppo del Rava. Peccato.
Ritorniamo sui nostri passi e ripercorriamo per buona parte la traccia di sentiero che segue la dorsale appena percorsa fino ad incrociare un evidente sentiero che scende verso la verdeggiante Val d'Ilba.
E' una discesa piacevole e dolce quella che affrontiamo e rappresenta, in inverno, una delle linee preferite di salita al monte Cola, sia per gli scialpinisti che per i ciaspolatori.
Ora il tempo meteorologico ci condece una pausa lasciandoci intravvedere, nella discesa lungo la Val d'Ilba, un panorama mozzafiato verso la Valsugana e i contrafforti nord delle cime dell'Ortigara, cima Dodici, del Trentin e del Portule.
Alla fine di questa lunga discesa arriviamo in vista di un piccolo baito segnato nelle carte come baito d'Ilba.
Non è sicuramente all'altezza di altri rifugi della zona, anzi ad essere siceri ci appare alquanto malconcio, ma in ogni modo è un bel posto per una breve sosta.
E d'inverno è un punto di riferimento strategico.
Poco sotto il baito prendiamo, a sinistra, una strada forestale non segnata nella nostra carta topografica, che ci conduce ad est verso La Trenca.
Prima di scollinare, per ricongiungerci con la strada recentemente asfaltata che dal rifugio Serot sale alla Trenca, giriamo a destra verso sud lungo la valletta che ci porta alle case Calavin e in breve alla strada del Serot.
Partenza: rifugio Serot - malga Trenca 1.640 mt
Max Elevazione: cima Hoabonti 2334 mt
Arrivo: Monte Cola 2.262 mt
Ascens acc.: 880 m
Distanza con alt: 16 km
Tempo: 5 ore e 10'
1 commento:
Sempre molto belle le tue escursioni.
Ciao Guida Alpina Mario!
Maria
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