"La salita al Col di Luna è meritatamente divenuta una delle più classiche ciaspolate dell'agordino: non è impegnativa, non ci sono particolari pericoli, il panorama è vastissimo e la cresta terminale è da sogno...
Una descrizione dettagliata la trovate in "Ciaspe in Agordino" di Michele Filaferro, alla quale però abbiamo aggiunto la risalita allo Scarpa."
Esordiva in questo modo Luca Brigo nel suo sito descrivendo questa escursione fatta con le ciaspole il 28 dicembre 2010.
Oltre a questa precisa descrizione, avevo anche trovato in un famoso forum di girovaghi in montagna delle ulteriori indicazioni su questo itinerario nel gruppo delle Pale di San Martino - Agner che sembrava non solo facile e sicuro ma anche estremamente appagante in quanto a panorami e paesaggio.
Così domenica, viste le previsioni meteo, abbiamo deciso per questo itinerario pensando di trovare una pista battuta visto che era descritta come una classica salita dell'agordino e quindi una neve trasformata, compatta e dura. Raggiunto l'abitato di Frassenè abbiamo parcheggiato l'auto vicino alla chiesa a quota 1084 metri circa. Ci siamo portati appresso per precauzione le ciaspe e ci siamo incamminati per una stradina con segno bianco-rosso, dal lato opposto a dove avevamo parcheggiato. Fatti pochi passi siamo passati sotto alla vecchia seggiovia, impianto oramai dismesso da qualche anno, che saliva al Rifugio Scarpa-Gurekiansi.
Ad un bivio abbiamo abbandonato il sentiero cai 771 che sale direttamente al rifugio Scarpa e preso a sinistra la strada forestale che sale la stretta val Domadore. Essa si presenta con un aspetto insolito: la destra orografica, esposta a nord, è completamente innevata mentre la sinistra, esposta a sud, libera da neve, assume un aspetto dai colori tardo autunnali.
In corrispondenza di un ponte sopra il rio, a dieci minuti dal parcheggio, c'è nuovamente un bivio; a sinistra si sale al Col di Luna incrociando il sentiero 733 che proviene da Forcella Aurine, mentre a destra il sentiero cai 772 prosegue fino alla malga Luna.
La scelta, suffragata da quanto letto il giorno prima sul web, come sopra scritto, si dimostrerà poco felice.
Più avanti, in corrispondenza di una piccola radura una graziosa baita e poco dopo un vecchio maso con tavoli e panchine riparate da una tettoia invitano ad una breve sosta.
Dopo lungo peregrinare in una fitta ed erta abetaia sempre alla ricerca di segni bianco-rossi sugli alberi, finalmente raggiungiamo l'ampia radura dove sorge la vecchia malga (datata 1881), a quota 1595 m.
Subito ci accoglie un boato, seguito da un crepitio sordo e dal suono inconfondibile di una slavina che scende. Riusciamo per un istante ad individuare sulla parete sud della Croda Granda la cascata di neve che dall'alto cade a precipizio alla base della montagna. Siamo distanti e al sicuro, ma ci rendiamo subito conto che sarà impossibile seguire il sentiero 773 che attraverso la base delle pareti dalla Croda Granda all'Agner ci avrebbe condotto al rifugio Scarpa.
Alla malga, quasi completamente ricoperta da una montagna di neve, facciamo una breve pausa. Non è possibile utilizzare la panca e il tavolo posti all'entrata della malga perché la neve li ricopre completamente.
Decidiamo di riprendere il cammino con l'obiettivo di raggiungere almeno il Col di Luna.
Riprendiamo a salire seguendo le poche tracce sulla neve, nel tentativo di intercettare più in alto il sentiero cai 773 che proviene dal rifugio ed accompagna al Passo del Col di Luna.
Ma superato il limite superiore del bosco le indicazioni si perdono nuovamente e un'unica traccia nel manto nevoso, spesso oltre due metri, mi indirizza verso ovest in direzione del Coston di Luna alla base della Croda Granda in un ambiente invernale di incredibile bellezza.
L'altitudine raggiunta (1.800 m) supera di gran lunga la quota del Col di Luna senza che intorno e sotto di noi si configuri alcuna cima propriamente detta.
A questo punto decidiamo di ridiscendere e, poco prima della malga, incontriamo due escursionisti provenienti da Forcella Aurine.
Interrogati, ci forniscono indicazioni approssimative circa il nostro obiettivo.
E così, ritornando ancora una volta sui miei passi, riprendo a salire spinto dalla curiosità più che dalla volontà di raggiungere l'obiettivo. Superato un piccolo punto panoramico, su Agordo e la valle del Cordevole, con grande croce in legno ed oltre un dosso mi appare l'incavo del Passo, forse più alla portata dello zoom della mia fotocamera che delle mie ciaspole.
A questo punto si è fatto tardi e l'impegno di ricongiungermi alla malga con il resto delle compagnia va rispettato. Così ritorno da loro e scatto un'ultima foto da questa magnifica radura verso est per immortalare da sinistra a destra la Moiazza, Tamer e le altre vette dei Monti del Sole.
Il rientro al parcheggio richiederà un'altr'ora in questa sorta di rock and roll alpino che, per dirla con Celentano, mi ha visto tornare più volte "sui miei passi e sulla vecchia strada".
2 commenti:
Anche se abbiamo deviato leggermente dall'obiettivo iniziale, và però detto che abbiamo goduto di grandiosi panorami. Sopra la malga c'era una quantità impressionante di neve, tanto che molti cartelli segnaletici attaccati agli alberi li abbiamo mancati semplicemente perchè erano... sepolti!
Gran bel giro Mario, siamo in credito di una fresca Radler allo Scarpa. Alla prossima :-)
@ Mark
Certamente lassù il luogo era straordinariamente bello ed incantevole.
Siamo in credito di una radler ma non credo che ci ritornerò senza la neve dopo quello che ho letto sulle zecche della zona, a meno che non decida di farmi il vaccino per la TBE a spese mie.
E comunque resterebbe il problema della borreliosi che già una volta ho dovuto combatterla per avermi portato a casa una zecca da quei posti.
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