Così, su due piedi, decido di intraprendere una classica escursione invernale nell'Altopiano di Asiago: la cima del Monte Verena. E dal momento che le piste non sono ancora aperte a causa della poca neve caduta che non permette una sufficiente compattazione, decido per un percorso che mi tenga lontano dai gruppi di pensionati-ciaspolatori infrasettimanali rumorosi e goliardici.
Da Roana salgo in auto fino alla casara Campovecchio (1.593 mt) dove parcheggio l'auto a bordo strada, difronte a dove parte il sentiero estivo del Cai n. 820.
La neve caduta (15 cm circa) non è così tanta da implicare l'uso delle ciaspe, per cui calzati i nuovi scarponcini invernali, parto deciso per la strada forestale che in leggera salita mi porta in breve tempo alla croce del Civello e poco dopo ad incrociare la strada che sale dalle malghe e casare del Verena. (1.739 mt)
Il sentiero, perfettamente sovrapposto all'ex strada militare che saliva al Forte Verena, prosegue con direzione nord-est, superando delle ex casermette (o almeno quello che ne resta) fino ad incrociare nuovamente la strada che sale dalle casare e dalla postazione della ex Batterie Rossapoan. Oramai manca poco alla vetta, occupata dai resti del famoso Forte Verena, dal rifugio omonimo e dalla stazione a monte dei vecchi impianti sciistici. (2.020 mt - 2 ore circa dalla partenza).
Splendido il panorama verso il Vioz, Presanella, Adamello e il gruppo del Brenta, putroppo ancora senza neve.
Non è ancora transitato nessuno e le uniche impronte sulla neve sono quelle numerose di caprioli, cervi e di qualche rara lepre. Le impronte sono tutte sulla parte sinistra della stradina e sembrano orientate tutte verso la salita. Chissà forse anche loro hanno voluto fare un'ultima corsa verso la cima prima che gli impianti entrassero in funzione e con essi arrivassero le orde cittadine, vocianti e barbariche degli sciatori.
3 commenti:
Mi piacciono molto le tue escursioni e mi hai fatto venire una gran voglia di neve... bellissime le foto anche del post precedente. Complimenti!
Cristina, non sono bravo nella fotografia, tanto che non ho più la digit da molti anni e mi sono abituato a farle con lo smartphone. Ma quelle che pubblico rappresentano al meglio le emozioni e le sensazioni che provo in quel particolare momento dell'escursione.
Cumunque, Mario, la bellezza delle tue foto non ha niene da invidiare quelle fatte con ben altri mezzi, il che dimostra che quello che serve è l'occhio. Ciao
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