domenica 26 agosto 2012

"Guardiano di stelle e di vacche" di Andrea Nicolussi

 Dalla quarta di copertina:
"Esiste ancora oggi un piccolo paese che conta trecento anime sull'altopiano di Asiago, versante trentino, dove i suoi abitanti parlano una lingua antica.
I suoi abitani sono i Cimbri.... Vivono a contatto con la natura. Vivono tra gli alberi, in mezzo ai boschi, vicini alle montagne."

"Così siamo noi Cimbri. E queste sono le nostre esperienze, le nostre tradizioni, le nostre storie vere."

Già queste poche parole avevano indotto, poco più di un anno fa, nel mio animo una forte curiosità e mi avevano spinto a ricercare questo piccolo scrigno letterario.
E' stato per questo che qualche settimana fa sono andato a Luserna, un abitato di poche anime, terra dei Cimbri, racchiuso tra i monti dell'altopiano trentino a 1300 metri di altitudine, ai confini con Vicenza.

Era proprio la meta; desideravo semplicemente perdermi nella quiete di quei boschi centenari, tra le valli e i piccoli altipiani, nel silenzio di quei monti così lontani dal turismo di massa e così vicini al mio sentire più profondo per riappropriarmi di tutte quelle sensazioni che la frenesia della vita spesso soffoca relegandole nel chiuso del cuore.

Quando mi capitano questi momenti sembro crogiolarmi e compatirmi per tutto l'indefinito che fa parte della mia vita. Ma non amo la compassione, mi odio quando sento di essere vittima di me stesso, quando le circostanze mi obbligano alla disperazione… perché proprio di questo si tratta quando senti che il mondo non è dalla tua parte, che una persona ha tradito i suoi sogni. Così salgo in montagna.

E così sono partito solo, come spesso mi capita in questi momenti, anche se avevo promesso ad una persona che saremmo saliti lassù assieme.....
Ma la vera solitudine l'ho avvertita soltanto quando sono arrivato lassù, quando il cuore era ormai così gonfio di sensazioni, così colmo di emozioni da non desiderare altro se non di poterle condividere.

Una volta arrivato nella piccola piazza del paese mi sono subito diretto verso la Biblioteca che ho visto aperta.
C'erano solamente due persone che leggevano il giornale.
Ho aspettato qualche minuto che arrivasse il ragazzo e gli ho subito chiesto se avevano ancora qualche copia in vendita dell'ultima ristampa del "Guardiano di stelle e di vacche".
E lui con un sorriso mi risponde che non solo ne avevano ancora ma che ero fortunato perché era presente anche l'autore del libro. Senza parole mi guardo attorno giusto in tempo per scorgere uno dei due signori intenti nella lettura del quotidiano alzarsi e avvicinarsi al tavolo in entrata dove, in piedi, aspettavo di ricevere il libro.

Introdotto dalle ultime riflessioni di Mario Rigoni Stern, prima che il grande scrittore morisse, “Guardiano di stelle e di vacche” è una raccolta di storie che tenta di ridare voce, con una capacità narrativa davvero sorprendente, all’antica cultura dei cimbri, “tzimbar”, i boscaioli che, secondo le ipotesi più accreditate, tra il X° ed il XII° secolo si insediarono nell 'Altopiano di Asiago e successivamente colonizzarono Folgaria, Luserna e le vallate di Posina e della Lessinia.

Non c’è mai, in “Guardiano di stelle e di vacche”, alcuna idealizzazione delle minoranze etnico-linguistiche, ma c'è il rifiuto di assimiliarsi ed appiattirsi alla globalizzazione alla modernità rivendicando tradizioni, cultura e identità proprie che non possono essere annullate da un regime.


È il caso delle “opzioni” imposte dal regime fascista, previo accordo con la Germania, sul finire degli anni Trenta: l'obbligo cioè di scegliere se restare cittadini italiani, rinunciando alla lingua e alle proprie tradizioni, oppure prediligere la cittadinanza tedesca e abbandonare la propria terra per un Reich che certo non era più quello mitico di Francesco Giuseppe e di Carlo I, ma quello prosaico e liberticida dello “sciocco imbianchino di Branau”.

Secondo l'autore la vera e propria sconfitta dei cimbri giungerà non con le guerre ne con le "opzioni", ma con l’arrivo della modernità, della “furia modernista degli anni Settanta”, con la consapevolezza di aver “gettato il bambino con l’acqua sporca”, ma ancor peggio, di aver forse “buttato il bambino e tenuto l’acqua sporca. Come abbiamo fatto con i nostri mobili massicci di abete o addirittura di larice sostituiti con quelli di formica” (e “ora non esistono più né gli uni né gli altri”)

Un libro che ricorda di luoghi e di persone di un tempo che, come dice l'autore, "...hanno sfiorato la mia vita e vi hanno lasciato un graffio, non di più, ma abbastanza profondo perchè ne rimanesse per sempre il segno".
Per questo, pagina dopo pagina, "Guardiano di stelle e di vacche" riesce a riempire il cuore di chi legge di forti emozioni coinvolgendoci fino a farci partecipi con piccoli ricordi del nostro passato, con memorie e sogni di altri luoghi e tempi in modo così profondo che quando finiamo la lettura di ogni racconto abbiamo ancora la mente affollata di immagini, il cuore gonfio e qualche lacrima da asciugare.

Nessun commento: