Ancora una volta il Picco della Croce/Wilde Kreuzspitze, non è stato conquistato... ma andiamo per ordine..
Durante la solita settimana di ferie passata in Alto Adige e precisamente a Rodengo, un paesino poco sopra a Brixen, avevo in programma un paio di escursioni-esplorazioni in zone e per sentieri poco conosciuti ma sicuramente affascinanti. Purtroppo alcuni amici, compagni di queste spedizioni, erano alquanto acciaccati.
Chi per una tendinite, chi per un ginocchio appena operato, chi infine per una recente distorsione alla caviglia, sta di fatto che mi son ritrovato da solo nel tentativo di salire al Picco della Croce.
Questo percorso ha inizio al parcheggio di malga Fane (1.720 mt) poco sopra il paese di Valles.
Un velo di foschia ammanta le cime dei monti e il cielo è puntellato qua e là da nubi, ma il sole picchia forte, e l'umidità è alle stelle. Con queste premesse meteo mi carico lo zaino in spalla e via.
Dopo aver lasciato l'idilliaco alpeggio di malga Fana, mi addentro nell'ombrosa “Schramme”, la stretta gola del rio Valles; sul lato opposto un lungo canalone è ancora invaso dalla neve di una valanga.
Fa molto caldo. Oltre la gola la valle s'apre d'incanto: una distesa ondulata di verde dalla quale emergono severi monti che sfiorano, e spesso oltrepassano, i tremila metri!
Ad un bivio prendo a sinistra il sentiero che punta a ovest, e che risale la valle del Seebach.
Se ci fossero stati anche gli altri compagni d'avventura, avrei preferito proseguire dritto verso il rifugio Bressanone e fare il giro inverso di quello che sto facendo,ma essendo da solo preferisco la via più sicura e tranquilla che passa per il Lago Selvaggio.
Risalgo la valle fino alla malga Labesebenalm (2.138 mt) dove non si vede ancora nessuno e nel frattempo il cielo si popola sempre più di nubi.
Piccola pausa e poi proseguo seguendo i segni bianco-rossi e attraversato il rio Seebach salgo al panoramico Salzbichl.
Alzo lo sguardo e, nell'imbocco di una valletta laterale, la vedo, la biforcuta cima della Wilde Kreuzspitze: sarà la prima e l'ultima volta che riuscirò a vederla per intero. Cammino su estesi pascoli e a 2475 metri proseguo lungo il sentiero che sale a destra. Mi siedo sull'erba ad ascoltare il silenzio di questi luoghi molto diversi dal brusio e dalle grida che oramai accompagnano molti sentieri delle dolomiti in questo periodo.
Le nuvole aumentano a dismisura e calano pure le nebbie.
Mano a mano che avanzo l'idea di conquistare la cima s'allontana: l'idea di trovarsi a 3000 metri su sfasciumi in mezzo alla nebbia non mi piace.. e poi che cavolo di soddisfazione c'è andare su quella che viene definita una delle cime più panoramiche della zona per poi vedere solo ........nebbia ?
Con ancora un barlume di speranza di raggiungere la meta supero il sentiero attrezzato che taglia il ripido pendio erboso che precipita nel Seebach, bisogna, come al solito, far moltissima attenzione, in caso di terreno bagnato questo tratto è pericoloso e il cordino d'acciaio, sinceramente, da tutto fuorché senso di sicurezza.
Le nebbie s'infittiscono ulteriormente e la speranza di salire svanisce allo svanire della visibilità. Calpesto l'ultima macchia di neve, giro dietro una roccia ed ecco il Lago Selvaggio/Wilder See (2.532 mt).
Il lago è profondo 46 metri ed è il maggiore dei laghi naturali sul fianco sud delle Alpi Aurine. Si dice che, come altri laghi alpini, sia uno dei più ruggenti: ovvero che annunci il maltempo con uno strano frastuono.
Decido di fare il giro al lago, il colore dell'acqua, verde smeraldo, è ammaliante, è un'acqua che attira.. la cima si nasconde dietro spesse nebbie che s'aprono solo per concedermi una effimera illusione.
Non c'è nessuno e in questa solitudine mi pervade un pò di scoramento e un velo di tristezza avvolge il mio cuore. Guardo per l'ultima volta questo splendido gioiello incastonato tra verdi praterie alpine e, a malincuore, riprendo il sentiero dell'andata.
Poco sotto, sui pascoli sottostanti dove la visuale sull'evoluzione meteo è più ampia, mi fermo nuovamente a riflettere in compagnia di curiose marmottine, che fischiano, giocano, s'azzuffano a pochi metri da me.
Per il ripido sentiero dell'andata scendo verso Malga Fana dove mi stanno aspettando gli amici seduti ad un tavolo dove, vari e golosi piatti appena sfornati dalla cucina della malga, invitano ad una pausa più consistente.
Un po' di amarezza per la mancata cima sognata da tempo c'è, ma c'è altrettanta gioia per aver scoperto un altro angolo incantanto del Sudtirolo...
* le foto sono di D. Poletto
7 commenti:
Luoghi che non ho mai visitato, ma, vedo dalle foto, bellissimi!
Riusciremo mai a fare un giro assieme?
Ciao
Remigio
Ciao Mario, scopro ora il tuo blog su indicazione di mio marito che era in cerca di informazioni sulla grappa al cirmolo...e ne sono davvero felice! I miei complimenti per questo tuo spazio bello, poetico ed utile. Ti seguirò davvero con piacere!
@Remigio
lo spero anch'io, magari una nuova ciaspolata al tramonto o all'alba.
Che dici ?
@Deanna
mi fa piacere, spero che tu ti possa trovare bene in questo piccolo ambiente di montagna.
Incantevole davvero...ma la tristezza che nasce dal cuore quando ad ammirare queste meraviglie sei solo, penso sia normale...
allora bisogna trovare dei compagni di viaggio...anche se poco esperti...
...faccio i miei complimenti alla marmotta per la foto che ti ha scattato...
amica di baita
@amica di baita
l'esperienza conta poco, ancora meno l'età.
Quello che conta è vedere con gli stessi occhi, sentire con lo stesso cuore, ascoltare con la stessa lunghezzo d'onda dell'anima.
Allora qualsiasi sentiero diventa semplice, anche i più faticosi e difficili.
Allora le paure e i fantasmi che animano molte delle nostre notti saranno condivisi e faranno meno paura.
E' un piacere averti tra noi.
@amica di baita
ah! giusto la foto.
E' un'autoscatto.
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