Nella tragedia di cui ho raccontato nel precedente post, pubblicando l'intervento di Agostino Da Polenza, mi ritrovo sempre di più nelle parole espresse da chi del Soccorso Alpino ha partecipato a quella tragedia riuscendo a scampare alla morte per un miracolo.
Intervistati Martin Riz e Sergio Valentino, due dei sette esperti operatori del Soccorso Alpino che la sera del 27 dicembre scorso si sono diretti verso la Val Lasties dove erano dispersi due alpinisti friulani, hanno così commentato quello che è successo:
" È duro accettare quello che è successo. Ma non è stata un’i mprudenza partire l’altra sera. Un nostro collega era sceso dalla val Lasties nel pomeriggio. Quando ci hanno chiamato per l’i ntervento di soccorso a due escursionisti travolti da una valanga erano da poco passate le sei.
Quando arriva una chiamata per andare a soccorrere qualcuno c’è sempre un’incertezza, la proviamo ogni volta. Ma poi lo spirito di soccorso ti fa partire. L’anno scorso abbiamo fatto un intervento nello stesso posto in condizioni ancora più difficili.
Quando siamo arrivati all’imbocco della val Lasties abbiamo valutato insieme la situazione, eravamo tutti e sette gente esperta del posto. Questa montagna la conosciamo da quando siamo bambini. Ma la montagna, per quanti calcoli e valutazioni tu possa fare, ha sempre in sè qualcosa di imponderabile. Non puoi annullare quel minimo margine di rischio, non puoi.
Così ora posso dire che contro la furia di quella neve salvarsi era impossibile, se non per un miracolo. Era un fronte troppo grande. Ci ha travolti tutti, e per alcuni di noi non c’è stato scampo. Mentre scendevamo per il pendio, con la coda dell’occhio ho fatto in tempo a vedere la neve che si staccava alla mia sinistra. Io ero con il toboga, ho sentito la spinta fortissima della neve che mi buttava in avanti. Sono rimasto sotto e ho rotolato, rotolato non so per quanto. Poi la forza della valanga mi ha sbalzato fuori, e improvvisamente ho sentito che ero in superficie.
Ero vivo. Mi sono liberato dalla neve, ho gridato. C’era solo buio attorno, vedevo solo le luci delle pile. Ho sentito che Roberto mi rispondeva, era vivo anche lui, era poco sopra di me. Non so com’è stato possibile, ma è successo. Abbiamo dato l’allarme e poi abbiamo iniziato a cercare i nostri compagni. "
Ma la montagna, per quanti calcoli e valutazioni tu possa fare, ha sempre in sè qualcosa di imponderabile. Non puoi annullare quel minimo margine di rischio, non puoi.
Chi sale in montagna sa benissimo che, al di là delle normali e corrette precauzioni che bisogna sempre prendere prima di partire, c'è sempre un rischio, un fattore imponderabile che la montagna riserva a se.
Qualsiasi montagna; dal K2 alle Dolomiti, dall'Everest alle Alpi, dal Nanga Parbat al vicino Pasubio.
E se vogliamo salire in montagna da alpinisti questo rischio bisogna accettarlo e viverlo imparando a calcolare i nostri limiti e a conoscere in maniera profonda la montagna che abbiamo deciso di incontrare.
Se invece vogliamo salire la montagna in tutta sicurezza da turisti, allora dovremmo fare come nell'Everest, dove è stata completamente attrezzata con corde fisse e scale tutta la salita in modo che tutti possano accedervi in sicurezza.
Gli zaini sono portati dagli sherpa e lungo il percorso ci sono dei bivacchi attrezzati di tutto punto con cucina, viveri e bombole di ossigeno a disposizione.
Il Ministero del Turismo Pakistano ha inoltre diffuso le nuove tariffe agevolate e scontate (anche del 50%) per l'anno 2010. Così per salire l'Everest bastano ora solamente 6.000 dollari per un gruppo di 7 persone.
Di questo passo si farà la fila per salire la montagna più alta al mondo come davanti ad uno skilift.
* le foto sono tratte dal sito di M. Confortola
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