sabato 16 gennaio 2010

Cima Fradusta: una giornata indimenticabile

Nelle vibranti e libere ascensioni sui pendii nevosi,
nei muti e lunghi colloqui con il sole, con il vento, con l'azzurro,
nella dolcezza un pò stanca dei delicati tramonti,
ritrovavo la serenità e la tranquillità.

E l'ebrezza di quelle ore passate lassù,
isolato dal mondo, nella gloria delle altezze,
potrebbe essere sufficiente a giustificare qualunque follia.

Giusto Gervasutti, alpinista

 Maestose ed eleganti cattedrali di pietra che svettano nel cielo, il gruppo delle Pale di San Martino è il più esteso delle Dolomiti, con circa 240 kmq di estensione, ed è situato in parte nel Trentino ed in parte nel Veneto.

La loro bellezza ha attirato fin dall’800 viaggiatori ed alpinisti, sia italiani che stranieri.
Ma la particolarità di questo splendido gruppo montuoso è nella presenza di un altopiano: un tavolato sospeso a oltre 2000 metri di quota.
Un luogo lunare, per certi aspetti misterioso, situato nella parte centrale del Gruppo e chiuso a sud dalla Fradusta con il suo ghiacciaio.

La cima Fradusta, che con la sua altezza di 2939 m è una delle più alte cime del Gruppo, è caratterizzata da una imponente parete sud che precipita verticale nella valle delle Lede ma soprattutto dalla presenza dell’omonimo ghiacciaio, ubicato nel suo versante nord       Il piccolo ghiacciaio della Fradusta, uno dei pochissimi residui glaciali è considerato oramai agonizzante. Purtroppo, il progressivo ritiro dei ghiacciai alpini ha portato nella torrida estate del 2003 alla rottura del ghiacciaio in due piccole parti.

In questo periodo dell'anno la salita alla cima della Fradusta riserva momenti di grande intensità emotiva e di felicità spirituale.
Da un alto perché l'altopiano completamente innevato risulta essere così unico nell'ambiente dolomitico da renderlo quasi simile all'altopiano del Tibet.
Dall'altro perché nel periodo invernale capita spesso di poter percorrere i sentieri dell'altopiano delle Pale in completa solitudine.

E tutto questo può rendere questa escursione unica e grandiosa.

Così questa mattina ci siamo alzati di buon'ora per poter essere a San Martino di Castrozza in tempo per la prima corsa della funivia che in due tronconi ci porta in prossimità del rifugio Rosetta, a quota 2.630 metri.

Il cielo è perfettamente pulito e fa molto freddo.
Silenzio totale, solo il rumore dei nostri passi. Dietro di noi, lontano, osservo (un po’ nascosto) il Cimon della Pala, la bianca Valle dei Cantoni, la Vezzana, i Bureloni e il Focobon.

Camminiamo lentamente perché la neve scesa qualche giorno fa non è trasformata e dobbiamo alternarci per battere traccia dal momento che nei giorni precedenti nessuno si è avventurato sull'Altopiano. 

Così impieghiamo più di due ore per arrivare al Passo Pradidali Basso dove ci fermiamo per una breve sosta e per pianificare la salita alla cima.

Purtroppo attraversare il ghiacciaio senza traccia e con neve fresca è troppo pericoloso e così decidiamo di aggirarlo.

Per salire alla cima dobbiamo compiere un ampio giro passando per il passo della Fradusta e quindi per la Forcella Alta del Ghiacciaio.
Questo è il sentiero estivo che, aggirando tutto il ghiacciaio, consente di risalire agevolmente e senza alcuna difficoltà il dislivello di circa 250 m che c’è tra l’altopiano e la Fradusta.

Questo è un tratto che consente di ammirare l’altipiano in tutta la sua vastità e maestosità, ma che purtroppo allunga di molto i tempi di risalita, costringendoci alla resa.

A meno di 200 metri dalla vetta dobbiamo a malincuore tornare sui nostri passi per rientrare in tempo per l'ultima corsa di discesa della funivia.

 Ma non voglio dimenticare lo spettacolo che mi offre in questo momento la montagna. E così per un istante mi fermo ad ammirare il grandioso panorama, chiuso dentro il pile e la giacca termica.  Il sole è riuscito a scaldare un po’ l’aria ma fa ancora freddo. 

Una leggera brezza di vento mi sfiora la pelle del viso, così mi sistemo il frontino del cappuccio e chiudo gli occhi.

Questa notte ho dormito poco; forse è per questo motivo che senza rendermene conto mi assopisco.  In uno stato di dormiveglia irreale mi sembra di essere sospeso nel nulla e i pensieri iniziano a volare senza confini.

Abbiamo ammesso e accettato la rinuncia alla cima rendendo ancora plausibile il valore di quello che abbiamo fatto oggi; la rinuncia alla vetta non è stata una sconfitta.

Il tuo tocco lieve sulla mia spalla mi richiama dall'assopimento sognante, poi le voci dei miei compagni d'avventura mi riportano definitivamente alla realtà e alla fatica del percorso di ritorno che dobbiamo ancora fare.

 

Arriviamo alla funivia appena in tempo per prendere l'ultima corsa. Le ultime luci del giorno colorano con sfumature tenui e delicate il paesaggio, riempendoci il cuore di malinconia, ma anche di felicità  per la giornata trascorsa quassù, isolati dal mondo tra la gloria di queste altezze dove, per un tempo indeterminato, ci è sembrato di essere stati realmente più vicini al cielo che non alla terra.


le fotografie sono dell'amico Matteo F. 



6 commenti:

Anonimo ha detto...

Non ci sai proprio restar lontano da quelle montagne eh....!!?
Tutta la mia ammirazione.......(e un pochino d'invidia).

Un abbraccio grande.

vittorina

Anonimo ha detto...

Un affettuoso e rispettoso saluto non all'escursionista Mario, bensi' all'Alpinista Mario e ai suoi amici.

Avete solo rimandato l'appuntamento con quella vetta.

Un traguardo importante lo si puo' raggiungere a tappe, in piu' tempo, in piu' tentativi ed ognuno di questi non rappresenta mai di per se' una sconfitta, bensi' l'accettazione dei propri limiti di quel momento.

.... ed essere arrivato a 200 metri dalla vetta non ti ha impedito di vivere emozioni sempre molto intense e "illuminanti"

......Sai che un po' t'invidio,
ma..... sogno che un giorno.....

Un abbraccio

Maria

Anonimo ha detto...

Bellissimo... dalle foto pubblicate capisco che eri proprio in un luogo stupendo.
Aly

mario ha detto...

Vittorina:
è un'attrazione a cui non riesco resistere. Effettivamente è molto forte, come per te la passione per i funghi.


Maria:
proprio così cara Maria. Più mi avvicino alla letteratura sull'alpinismo e più mi accorgo che è la strada che cercavo.
Ti aspetto.



Aly:
certo un luogo unico e stupendo, proprio come Venezia !!!!????

Anonimo ha detto...

anch'io la notte prima ho dormito poco
c'era in me la stessa emozione forte che provavo da piccola il giorno prima di una gita
mista a quel timore di non potercela fare....

ma poi la bellezza mozzafiato del paesaggio coronato da quelle vette che sembravano sostenere il cielo...
il sole e l'azzurro... ma anche e soprattutto la tua attenta e scrupolosa guida insieme a quella degli altri partecipanti
la condivisione, l'affiatamento, l'unità del gruppo
hanno sciolto ogni mia paura.... e hanno reso davvero questa "escursione unica e grandiosa"...

"...in questo periodo dell'anno la salita alla cima della Fradusta
riserva momenti di grande intesità emotiva e di felicità spirituale"

hai colto bene Mario la vera essenza,
quella che fà il cuore felice : il poter vedere e sentire "la montagna che è nella montagna"

oggi è S. Mario, uno dei significati che questo nome racchiude è
"colui che sta alla testa degli uomini"...

un agurio di cuore a te

mariangela

Anonimo ha detto...

Ciao Mario.. leggo solo ora la tua risposta..
Venezia l'ho di nuovo apprezzata, c'è sempre da scoprire qualcosa di nuovo, basta sbagliare calle che ci si ritrova in una piazzetta con un pozzo.. salire su un ponte che non avevi fatto e trovi una chiesetta.. c'è sempre la curiosità di ciò che c'è oltre..

Come quando si sale verso una vetta, all'arrivo si vede un paesaggio che ci può lasciar senza parole e si rimane lì a contemplare quegli spazi infiniti (proprio come la tua ultima foto..)

Un abbraccio, Aly