A ovest della forcella la Marmolada disegna la sua ombra sulla valle di Contrin. Con calma misurata mi spoglio lo zaino e metto l’imbrago. Prendo tempo armeggiando con l’attrezzatura, tolgo i ramponi e con aria indifferente guardo lo spigolo ricoperto di ghiaccio che i primi raggi di sole fanno scintillare.
Parto senza pensarci su troppo, ma la paura comincia a far capolino nella mia testa. Fortunatamente i gradini sporgono di quel tanto da permettermi l’appoggio della punta degli scarponi.
A destra si apre il baratro della sud, mille metri di placche lisce e strapiombanti che precipitano nel vuoto. Penso che ci vuole del coraggio per arrampicarsi fin quassù da quella parete.
Ed è proprio su questo pensiero che accade l'imprevisto.
Mi sento all'improvviso stanco mentre le gambe iniziano a tremarmi e a cedere.
Un senso di nausea mi invade la testa e devo aggrapparmi ai gradini della ferrata per cercare di alleviare la vertigine e la paura del vuoto che per la prima volta blocca tutti i muscoli del mio corpo.
Per ultima arriva la tachicardia.
Per fortuna che Enrico, che sta salendo sotto di me, si accorge che qualcosa non va. Esce dalla ferrata e mi raggiunge di lato.
Sono immobilizzato dalla paura e riesco solo a dire che sto male.
Era il 18 luglio di 12 anni fa e da quel giorno iniziò il mio terrore per il vuoto.
Ero ancora attratto, come lo sono ancora oggi, dalla montagna, dalla verticalità ma poi ne avevo e ne ho paura, a volte mi bloccavo, desistevo, e ripiegavo su vie piú facili.
Per anni rinunciai ad alcune ascensioni che prevedevano passaggi aerei su creste o passaggi verticali su pareti di roccia per la paura del vuoto, per la paura di cadere, di scivolare.
Poi piano piano volli provare a vincere questa paura cercando di ripercorrere una alla volta tutte quelle vette e cime che mi generavano paura.
In realtà un po’ di apprensione la tengo sempre nel cuore mentre salgo, forse perché mi fa percepire meglio il pericolo e mi può salvare la vita: Messner dice sempre che un alpinista è valido anche quando sa rinunciare a cime che potrebbero mettere in difficoltà lui e i suoi compagni.
Inoltre anche l’abitudine aiuta a superare il terrore del vuoto: così ritornando sulle montagne che mi avevano generato paura la prima volta che le avevo affrontate, successivamente riesco a superare tranquillamente i passaggi più esposti, quasi che il ritornarci abbia il potere di esorcizzare l’orco che mi sta davanti.
Così ieri sono ritornato al Passo Brocon per risalire ancora una volta il M. Coppolo, proprio come un anno fa, ma questa volta, mentre le mie gambe, passo dopo passo, salivano il ripido pendio per condurmi al passaggio aereo della cresta finale, la mia mente raccoglieva il coraggio del cuore e sognava già in anticipo di percorrere tutta la cresta raggiungendo finalmente la croce di vetta.
Così quando mi sono ritrovato in vetta mi sono ricordato le parole di Martin Luther King:
“Un giorno la paura bussò alla porta, il coraggio andò ad aprire e non trovò nessuno.”
5 commenti:
Mariooooo,
sono rimasta in ansia, con il fiato sospeso mentre leggevo, sapevo della tua paura del vuoto!
Poi leggo che ti riferivi al giorno in cui questa paura si e' manifestata per la prima volta, una "scoperta", di ben 12 anni fa, portata dentro in seguito chissa' quante volte e rimasta dentro come un fantasma che ti ha sbarrato la strada.
Che cosa ci da' la forza per vincere le nostre paure?
Non sempre siamo pronti.
Possiamo anche non esserlo mai, semplicemente ce le teniamo e ci costruiamo i nostri limiti, a volte utili, ma a volte scomodi.
Ma a volte succede qualcosa dentro, una forza, che ci spinge ad avvicinarci a quel limite, a prenderci confidenza, a conoscerlo, viverlo piano piano ed e' bellissimo quando....
“Un giorno la paura bussò alla porta, il coraggio andò ad aprire e non trovò nessuno.”
Mi sei di esempio, anch'io ci sto provando e ho fatto qualche passo, sul Corno Bianco.
Vorrei farne ancora.....
Ciao Capitano Coraggioso!
Maria
Lo so che anche tu stai affrontando una sfida impegnativa, ma hai già fatto notevoli passi avanti,
e quest'estate sono sicuro riuscirai a farne ancora.
Che bello !!!
Quando ci riusciamo ci sembra proprio di vivere appieno le parole di M. L. King
Leggendo, mi è venuta la voglia di ripetere la salita al Coppolo dell'anno scorso, dove però proprio per paura del vuoto non sono riuscito a raggiungere la croce. Poi però, viste anche le condizioni della neve, abbiamo deciso di andare al passo Cinque croci e poi alla malga Val Cion. Giornata stupenda, calda, anche se purtroppo abbiamo fatto lo sbaglio di lasciare le ciaspe in macchina (tratto dal passo a malga Val Cion, perchè anche se con pista già battuta, spesso si sprofondava nella neve fradicia).
Chissà che prima o poi riusciamo a fare un'uscita assieme.
Ciao Mario
Remigio
... io con lo stesso coraggio vorrei scalare quelle vette, tortuose ma sicuramente altrettanto emozionanti, che ho dentro di me ... b
....se ogni giorno riesci a vincere le ombre che, come nebbia, ti oscurano il cuore, allora possiedi già il coraggio per salire anche le vette della tua anima.
Auguri mancano solamente 30 giorni.
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