Ieri in seconda serata su Iris hanno riproposto il film Amare per sempre (1996) di Richard Attenborough con Sandra Bullock e Chris O'Donnell. Non si può certo dire che sia stato un film apprezzato dal pubblico, ne tantomeno dalla critica, tanto che M. Morandini così si esprimeva: " è un film d'amore prolisso, adiposo e, insieme, anoressico che fa pensare a una tavoletta di cioccolato al latte dimenticata in una tasca dei jeans. S. Bullock è passabile, ma O'Donnell è una scelta suicida".
Ma valeva ugualmente la pena di essere visto per alcuni motivi di interesse: il primo deriva dal fatto che l'opera cinematografica è tratta dal romanzo di Ernest Hemingway - Addio alle Armi (A Farewell to Arms, 1929)-, forse l'unico romanzo autobiografico di cui E. Hamingway ammise l'attinenza.
Il secondo motivo è che il film, e il libro, sono ambientati durante la Prima guerra Mondiale, in Italia dove Hemingway prestava servizio come autista dell'ARC (American Red Cross, la sezione statunitense della Croce Rossa).
Dapprima fu inviato a Schio nella zona tra il Pasubio e l'Altopiano di Asiago, e successivamente mandato a Fossalta di Piave in vicinanza della prima linea, dove nella notte tra l'8 e il 9 luglio 1918 venne colpito ad una gamba mentre prestava soccorso ad alcuni feriti.
Da ultimo il libro racconta un finale molto diverso da quello che il protagonista ha sempre dichiarato. Hemingway infatti ha sempre sostenuto di aver avuto una infatuazione vera e propria per Agnes von Kurowsky, l'infermiera statunitense che lo curò nell'Ospedale dove era stato portato dopo il ferimento, che però non manterrà la promessa di sposarlo, perché considerava il
rapporto con lui una relazione giovanile, fugace e platonica.
In ogni caso, questo tragico episodio chiuse simbolicamente il periodo della giovinezza di Hemingway e lo aprì ad una nuova esistenza, che attraverso la maturità e l’esperienza anche in altre guerre, lo riportò, già famoso, più volte in Veneto, nelle zone della guerra.
Infatti una volta esaurita l'ispirazione letteraria degli anni trenta che lo portò al successo, e dopo il romanzo "Per chi suona la campana" (1940), torno in Italia (1948), e a periodi alterni vi soggiornò fino al 1954, anno in cui gli occorsero due gravi incidenti aerei mentre si recava in Uganda che lo segnarono nel fisico e nella mente per il resto dei suoi ultimi anni.
Nel settembre del 1948 Hemingway, con la quarta moglie Mary, lasciò Cuba
per fare ritorno in Italia con l'intento di rivedere alcuni dei luoghi in cui era stato presente durante gli anni della Prima
guerra. Così accadde che, mentre era a Cortina, fece amicizia con Federico Kechler nobile aristocratico friulano, che lo inviterà spesso nella loro villa a Fraforeano per riposare e per le famose partite di caccia "in botte" alle anatre nelle barene e nella laguna di Venezia e di Caorle organizzate dal Barone Franchetti proprietario della tenuta in Valle San Gaetano.
segue...
Nessun commento:
Posta un commento