venerdì 21 febbraio 2014

Ernest Hemingway; un viaggio nel Veneto - seconda parte

Latisana, 1948.
In una piovosa mattina di dicembre una giovane donna bruna ad un incrocio aspetta qualcuno che tarda. Quando arriva l’automobile, una Buick azzurra guidata dal suo amico Carlo Kechler che l’ha convocata per una battuta di caccia "in botte" in laguna e precisamente in Valle San Gaetano (Caorle) nella tenuta del barone Franchetti, la ragazza sale dietro perché il sedile anteriore è occupato da un passeggero grande, grosso e sconosciuto.
Questo il racconto che Lei ne fa di quel primo incontro:
Un colpo di clacson. Mi guardo attorno ma non vedo nessuno.Un altro colpo di clacson. Bel suono. Davvero una bella macchina. Mi pare di aver sentito gridare il mio nome, ma forse ho sbagliato, non c'è nessuno.
La macchina blu retrocede, si avvicina, si avvicina proprio a me. Lo sportello posteriore si apre, s'affaccia la testa di Carlo: "Su presto, entra!". Non sento più freddo né umido, sono in un azzurro deliziosamente molleggiato che si muove in silenzio.
"Non ti aspettavi di trovarmi su una Buick, vero? Scusa il ritardo, ma siamo passati da Fraforeano da Titti e ci siamo messi a parlare di guerra, e sai come è Ernest quando comincia a parlare di guerra. A proposito, conosci Ernest, Ernest Hemingway? Ernest, questa è Adriana."
Le spalle massicce si voltano e l'uomo seduto davanti ora è girato verso di me. "Terribly sorry, Adriana. It's all my fault. I hope you will forgive me" dice. "Scusa del ritardo, Adriana, è tutta colpa mia, spero che mi perdonerai".

Così avviene il primo incontro fra Hemingway e Adriana Ivancich, che lo ricorda come un vecchio: fronte tagliata da due rughe profonde; baffi dritti sopra le labbra, caratterizzate da una piega scanzonata; occhi vivi e penetranti. Poco dopo Hemingway dice ad Adriana: “Carlo mi ha detto che abiti oltre il fiume”. “Sì, oltre il fiume” conferma Adriana. Comincia così la storia d’amore tra Adriana Ivancich, diciannovenne di rara bellezza, ultima rampolla di una famiglia aristocratica che dalla Croazia si era trasferita a Venezia, e lo scrittore americano, che avrà come sfondo questo angolo di nord est d’Italia dove Hemingway tornerà più volte e che descriverà così bene nel romanzo Di là dal fiume e tra gli alberi:
È una campagna piatta e monotona e sotto la pioggia è ancora più piana. 
Verso il mare vi sono pianure salate e pochissime strade”.

L'incontro tra Hemingway e Adriana illumina segna in modo indelebile le loro due vite in modo ben diverso da come gli era successo, trent'anni prima, nell'incontro con l'infermiera Agnes von Kurowsky.
Ernest ritrova nell'amore per la ragazza la forza ispiratrice che si era inaridita già da una decina d'anni; quella forza che gli fa scrivere il controverso Across the River e soprattutto The Old Man and the Sea (Il vecchio e il mare), di cui Adriana ne disegnò la copertina per l'edizione americana, occasione del premio Pulitzer (1953) e del Nobel per la letteratura (1954). Adriana sboccia come donna e come scrittrice, accompagnando Hemingway alla compiutezza come scrittore, e affermandosi senza gloria come autrice del volumetto di poesie Ho guardato il cielo e la terra e del libro di memorie La Torre Bianca.

Adriana ed Ernest restano in relazione per altri sette anni, fino al 1955, subendo le maldicenze scatenate dalla supposta identificazione di Adriana nella ragazza veneziana che in Across the River, tanto da indurre Hemingway ad impedire, lui vivo, la pubblicazione in italiano del romanzo. Uscirà infatti nel 1965, quattro anni dopo la sua morte, col titolo Di là dal fiume e tra gli alberi.

Nessuno dei biografi americani si è mai reso conto che Adriana Ivancich è stata la donna della sua vita. La più importante di tutte, la sua maggiore ispiratrice, l’unica che rispetterà sempre. Ma che non può avere e tenere con sé per sempre. Se già l’unione con Adriana era impossibile per la differenza d’età (30 anni), per la stretta osservanza cattolica della ragazza, per il pregiudizio sociale, è Ernest stesso, assegnando alla coppia di Across the River un comportamento scandaloso per quel tempo, a provocare il suo lento ma inesorabile distacco della musa che amava, anche se ciò diventerà il suo più grande rimorso.
La corrispondenza tra Ernest e Adriana continuerà per anni, certamente fino al 1955. Adriana chiede a Ernest di aiutarla a trovare un titolo per il suo libro di poesie. Ne arriva una lunga lista. Una delle ultime proposte è Il Fiume, la Laguna e l’Isola Lontana, (il Tagliamento, Venezia e Cuba). Ma Adriana sceglie un altro titolo, Ho guardato il cielo e la terra. Scrive Adriana nella sua La Torre Bianca, rivolgendosi a Ernest: "Anche “Il Fiume, la Laguna e l’Isola Lontana” era un buon titolo, avevo pensato. Ma più adatto per un romanzo che per delle poesie. Sarebbe il giusto titolo per la nostra storia, partner, per quella storia che non scriverò mai, perché nessuno vi crederebbe: “Qualcuno penserà questo e qualcuno penserà quello e soltanto tu e io sapremo e saremo morti”".
Rimane così fissata nei libri e nella nutrita corrispondenza di Hemingway l'impronta indelebile della straordinaria e segreta personalità di Adriana, soffocata in pubblico dall'invidioso e mediocre establishment sociale e culturale. Ernest, privato della speranza di poter tenere e sposare Adriana e poi minato nella salute dal doppio incidente aereo del gennaio 1954, si chiude lentamente nell'introversione, nella depressione, nella psicosi, fino al suicidio, il 2 luglio 1961.
Fu dunque Adriana Ivancich, ma anche la malìa del paesaggio della laguna veneziana, visto soprattutto nel suo aspetto invernale a produrre in Hemingway quella sorta di incantamento che gli permise di tradurre in finzione letteraria le sue più recenti esperienze ed ompressioni: la seconda guerra mondiale; il declino dell'età; i ricordi della giovinezza; l'inquietudine e il sogno di una ritrovata giovinezza. Tutto questo Hemingway lo trascrisse in quel periodo nel tanto discusso: Di là dal fiume e tra gli alberi.

Mi piacerebbe essere sepolto qui sui bordi della tenuta, ma in vista della vecchia casa elegante e dei grandi alberi alti.(…) Sarei una parte del suolo dove i bambini giocano la sera e la mattina forse continuerebbero a allenare i cavalli, a saltare e gli zoccoli calpesterebbero l’erba e le trote affiorerebbero nello stagno quando ci fosse uno sciame di moscerini”.


Fonti, risorse bibliografiche, siti
Jleana Cervai, Adriana Ivancich. Una storia d'amore sui generis, Centro Internazionale di Cultura 2007
I giochi letterari di Hemingway di Piero Ambrogio Pozzi 
Hemingway e il Friuli di Carlo Garbascek 

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