domenica 1 aprile 2012

La montagna con gli occhi di ...

La montagna, fatta - come nei miei sogni - di rocce e di vette, di bianchi nevai e di scure morene, di ascese faticose e di discese ardite, di ferite ma anche di piccole felicità impagabili, di sentieri e di panorami commoventi, e di tutte quelle sfumature e pieghe che appaiono evidenti solamente agli occhi di chi la comprende e la ama.

E fin dai primi "Campi Scuola" al Passo Pordoi, durante gli anni del liceo, ho scoperto che camminare in montagna è un'esperienza simile all'innamoramento.
Così nelle lunghe ed estenuanti escursioni compiute in quegli anni alla Marmolada o nelle pazze discese per i ghiaioni del Sass Pordoi o nelle ardite salite al Sasso Piatto, ho compreso come ogni cosa, anche la più piccola, lassù possa diventare magica e acquistare un valore immisurabile, proprio come in amore...

"...Ero circondato da alte vette, nel paesaggio quasi lunare dell'Altopiano delle Pale, lo zaino pesante sulle spalle non era niente a confronto della salita che mi aspettava; il sole di luglio mi aveva bruciato le spalle e gli scarponi ai piedi impolverati di bianco avrebbero potuto disegnare la carta geografica di tutti i sentieri che avevo già percorso; ma la montagna aveva il pregio di rassicurare il mio animo e il richiamo degli amici, qualche centinaio di metri più indietro che mi aspettavano, placava la fame e la fatica.


Poi la felicità di essere ormai prossimi alla meta mi caricava di adrenalina e mi faceva percorrere l'ultimo tratto quasi di corsa per poter assaporare per primo un panorama spettacolare, nuovo e sconosciuto. E mentre mi accasciavo stanco ma pieno di orgoglio per aver toccato una nuova meta, con una mano mi infilavo la giacca a vento e con l'altra addentavo il panino.
Con i muscoli finalmente rilassati e la mente vuota crollavo e chiudevo gli occhi per assaporarmi tutta la pienezza del momento, e avvertivo chiaramente che  l'ebbrezza di quell'ora passata lassù, nella gioia di quell'altezza ad un passo dal cielo sarebbe stata sufficiente a giustificare qualsiasi follia, qualsiasi ulteriore fatica e dolore..."

Nel riaprire gli occhi, ora, mi accorgo che in una mano non c'è più l' amata borraccia con impressa una stella alpina bensì un bicchiere di tisana speziata, mentre nell'altra non tengo più il bastone con le tacche che mi aveva comprato papà bensì stringo una nuova mano, tremante e timida, che mi accarezza il cuore.

Intorno a me l'immagine degli amici è svanita, come quella di mio padre.

E' rimasto solo il rumore familiare del vento di montagna, quello che ti arrossa il viso e ti brucia le spalle, è rimasta solo la grandezza delle vette che abbraccia lo sguardo da est ad ovest, e ancora quel tappeto di cielo color turchese dipinto di nuvole tra il bianco e il grigio che puoi toccare con un dito tra la maestosità di quelle cime.

E' rimasto quel "tum-tum" del cuore  per il fiato corto dalla salita ma anche per quella vista che ti lascia ogni volta senza respiro....
La montagna, che ha custodito per anni quei ricordi, ora me li sta restituendo a pezzi come i capitoli di un libro la cui lettura ti vela ogni volta gli occhi ma ti riempie anche il cuore regalandoti un nuovo pezzo del puzzle...

2 commenti:

Nidia ha detto...

Che meraviglia! Ci arrivano inatte le tue emozioni e le tue visioni di una bellezza acuta e luminosa. Le foto poi ci immergono ancor di più in quell'atmosfera di elevazione, resa - per così dire, umana - dalle presenze che tu senti accanto

Anonimo ha detto...

Mario, e' molto bello quello che hai scritto!

Vivere ancora le stesse cose belle del passato, con la stessa intensita'e passione, ma con un animo rinnovato, arricchito, forse riconciliato.

Con affetto

Maria