La visita alle zone di guerra della Caldiera ed Ortigara riesce ancora oggi a commuovermi e ad impressionarmi. I luoghi molto impervi, le distese di brulle pietraie, le balze rocciose completamente martoriate da trincee, grotte, esplosioni, mi ricordano il martirio di migliaia di soldati.
La passione particolare a calpestare questi monti in inverno con le ciaspole unita alla curiosità storica mi porta oggi, inusualmente, sull’altopiano di Asiago, e precisamente a Gallio.
Da qui in auto seguiamo le indicazioni per il M.Ortigara transitando per Campomulo prima e per la spianata di Campomuletto poi. Da qui inizia un lungo, tortuoso e sconnesso sterrato, per finire con un breve tratto asfaltato che termina nel piazzale Lozze, 18 Km da Gallio (1771 m). Questa lunga carrozzabile sterrata che da Campomuletto porta a Piazzale Lozze è senza dubbio la parte più impegnativa della giornata, sia per l’auto che per i suoi occupanti.
Una volta arrivati al parcheggio di Piazzale Lozze, in quella che sembra presentarsi, a dispetto delle previsioni del tempo, come l'ennesima calda giornata di piena estate, prendiamo il sentiero 841 che si snoda lungo una bella mulattiera.
Giunti in prossimita di Cima della Campanella incontriamo i resti dei baraccamenti e delle prime gallerie scavate nella roccia.
Queste servivano come magazzini per i generi di conforto e i viveri e le razioni giornaliere delle migliaia di alpini trincerati in queste aride montagne. Alcune di queste sono state riscavate in tempi recenti dagli alpini e permettono quindi di capire meglio il loro sviluppo.
Il sole inizia a picchiare e il riverbero su quste pietre bianche e' abbagliante.
Il sentiero sale gradualmente con alcuni tornanti, tenendosi sul versante orientale della dorsale che sale alla cima. A quota 2098 m giungiamo all’osservatorio Torino interamente scavato nella roccia e realizzato su più livelli, munito di diverse finestrelle con vista impressionante sulla Valsugana e sulla brulla vetta dell’Ortigara. E al di là si intravvedono le guglie e le vette del gruppo del Brenta, a sinistra delle quali spicca il ghiacciaio dell'Adamello.
Ritornati sul nostro sentiero, risaliamo verso sud fin alla selletta ai piedi di cima Caldiera. Qui un ripido sentierino ci conduce in breve alla cima. Dopo quasi un secolo questi monti portano ancora i segni di quel tragico conflitto. Questa era la posizione da cui le linee italiane compivano gli assalti verso l'Ortigara, che venne conquistato e perduto in piu' occasioni, subendo sempre grossissime perdite. Lo spettacolo è reso ancora più spettrale dal soffio del vento che gonfia il tricolore in un silenzio irreale.
Ritorniamo sui nostri passi ridiscendendo per il sentierino, a cui dobbiamo prestare attenzione a causa del terreno ghiaioso e ripido, attraversando dedali di trincee e camminamenti, fino a scendere nella depressione del Pozzo della Scala ( 2004 m). In questa conca riparata dal M.Campanaro ritroviamo ulteriori manufatti di ricovero e trincee.
Per uscire da questo sicuro rifugio ( per gli Alpini della 52ª divisione rappresentava l’ultimo riparo utile prima dell’assalto all’Ortigara) seguiamo il camminamento in trincea, transitando alle falde meridionali del M.Campanaro tra un'intricata foresta di pini mughi e digradando poi su un ripido e sconnesso sentiero nel vallone Dell’Agnellizza.
Da questo avvallamento il sentiero dirige verso nord fino al passo dell’Agnella, e con un ultimo strappo finale risaliamo l’irto spallone settentrionale dello storico monte, agevolati da alcuni gradini scavati nella roccia e da funi di cortesia, risalendo una galleria a sviluppo elicoidale ( sede di un strategico nido di mitragliatrici austriache) raggiungiamo il cippo Austriaco e poi il vicino monumento italiano “Colonna Mozza” sull’Ortigara (2106 m ).
Per il ritorno seguiamo il sentiero dei “Eroi” n°840, con segnaletica verde-bianco-rossa, che scende dal pendio Sud-Est, passando tra i baraccamenti austriaci e la famosa linea fortificata “Mecenseffy" fin giù nel sottostante vallone, proseguendo arriviamo al Baito Ortigara e seguendo un sentiero tra massi e trincee arriviamo alla madonnina del Lozze e poi alla vicina chiesetta commemorativa dove c'è anche il rifugio Cecchin, gestito dagli alpini come punto di ristoro. Da qui in breve ridiscendiamo al piazzale Lozze.
2 commenti:
Ciao Mario.
Penso che questo, dal punto di vista storico-paesaggistico, sia il il più bel percorso dell'altopiano. Altro percorso che mi piace molto, per lo stesso motivo, è Malga Galmarara, Monumenti, Campogallina, Bivio Italia e ritorno. Percorso più facile, anche se più lungo, che penso avrai certamente fatto.
Remigio
Hai ragione Remigio.
E' molto bello anche quello.
Ma quello che mi è piaciuto di più è quello sul Pasubio, sarà che ne sono più legato affettivamente dal momento che mio nonno paterno ha combattuto tra quei sassi e quelle creste.
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